È già passato un anno. Anche qualcosina di più, se considero la mia partenza da Amsterdam.
Normalmente questi pensieri si fanno a fine anno, quando ci si può guardare indietro e tirare le somme. È andato bene, male, peggio, così così. È qualcosa che facciamo tutti, consciamente e non, per cercare di dare un senso al passato e connetterlo al presente/futuro che da li a poco vivremo. È naturale, il calendario ce lo impone, e noi obbediamo.
Oggi, stasera, in questo istante, ho ancora due ore da passare prima di salire sull’autobus che mi riporterà a Oaxaca. Lo stesso autobus (o un suo simile) mi riporterà qui, nella grande Città Mostro, tra 4 giorni. Ho passato una settimana circondato da amici, con la persona che amo, a fare quello in cui credo da un anno a questa parte.
Sono felice, sento che sto andando nella direzione giusta, ogni giorno si aprono nuovi spiragli, persone si affiancano, nuove idee, progetti, opportunità.
Eppure, qui e ora, forse per la prima volta da mesi, mi sento solo. Non solo nel senso di abbandonato, semplicemente solo con i miei pensieri, dopo tanto parlare/ridere/scherzare/pianificare/agire. Mi guardo indietro e vedo una lunga sequenza di imprevisti, casi fortuiti, intuizioni estemporanee, idee e azioni che cambiano direzione ad ogni battito di ciglia, ma sempre andando avanti.
Ancora non riesco a capire come mai sono così fortunato, come è possibile che mi vada tutto così bene? Eppure non faccio niente di speciale, quello che faccio lo sanno fare in tanti, e molto meglio di me. Quello che penso non è mai un pensiero originale, la maggior parte delle volte cito altre persone, altre idee, rubo passioni altrui e le faccio mie con una facilità incredibile, a volte persino grottesca.
In ogni posto in cui vado c’è sempre qualcuno che mi accoglie, la mia “banda” non fa altro che ripetermi quanto sia bello, e importante, quello che faccio. Mi sento un po’ schiacciato da tutta questa attenzione, mi sembra ingiusto ricevere così tante attenzioni quando in fondo non sto facendo niente di speciale. Come disse Newton:
“If I have seen further it is by standing on the shoulders of giants.”
Tutto qui.
Piano piano, poco a poco, mi rendo conto che non servono grandi idee per fare grandi cose. Tutto quello che ci serve è già stato inventato, la tecnologia moderna potrebbe permettere a tutti di vivere in maniera felice e dignitosa. Eppure non è così, e non lo è per scelta. Vedo nelle ingiustizie umane che ogni giorno mi passano davanti agli occhi la volontà crudele e cinica di non permettere agli altri di essere felici, forse perché le stesse persone che commettono questi crimini non sono felici a loro volta, e il dover ammettere a loro stessi che nessuna quantità di soldi li renderà felici è una brutta sconfitta per chi in fondo ci crede da sempre.
Mi piace pensare che il cammino intrapreso qui, in Messico, in realtà sia solo un piccolo pezzetto del tutto. Che dopo questa avventura, quando oramai lo spirito iniziale si sarà sopito, le cose andranno avanti anche senza il mio contributo. Mi piace pensare che il seme piantato possa germogliare e crescere di vita sua, finalmente libero di andare nella propria direzione, senza aiuti esterni.
Ho ancora troppe cose da vedere, luoghi da vivere, persone da conoscere e idee da scoprire. Forse è questa la mia maledizione, o la mia salvezza. Chissà…
Scrivo questo post in italiano, dopo mesi di latitanza, perché mi piace pensare che qualcuno a me caro, leggendolo, possa pensare che in fondo anche stando lontani non ci si dimentica mai degli amici, solo si è troppo occupati a vivere la propria vita per ricordarsi quella degli altri. In questo momento vorrei sapere come state, mi piacerebbe sedermi a un tavolino di un qualunque bar di questo pianeta e condividere una birra, raccontare e ascoltare tutti gli aneddoti che si vanno accumulando negli anni. Vorrei essere più presente con la mia famiglia, vorrei poter tornare a Genova e pensare che in fondo quella è anche casa mia. Vorrei, ci provo, ma non mi riesce molto bene.
Ritornando al punto iniziale, guardandomi alle spalle, non posso che essere soddisfatto, e ringraziare (metaforicamente) la mia buona sorte. Mai avrei pensato di buttarmi in una avventura come il viaggio per poi finire in una avventura molto più grande, e bella. Non è stato tutto facile, anzi, ma forse è proprio quello che l’ha resa ancora più’ importante. Non si può apprezzare nulla se non si è fatto almeno qualche sacrificio, se non si è toccato il fondo almeno una volta, se non si hanno avuto dubbi su quello che si stava facendo, se realmente tutto questo avesse senso. È nelle piccole cose che ci si ritrova sorridendo come stupidi ripensandoci davanti allo specchio. (non so se questa frase abbia senso, a me piace scritta così) 😉
Davanti a me ho un mese pieno di impegni, praticamente solo ma mai abbandonato, e non vedo l’ora che sia già domani per fare altre cose, costruire qualcosa di nuovo e utile, conoscere persone nuove e, in fondo, vivere sempre come se fosse l’ultimo giorno.
Baci dal Districto Federal, Mexico, 25 Novembre 2013.